“L’arte deve confortare il disturbato, e disturbare il comodo (Banksy)” E’ il secondo concorso che organizziamo. Il primo nel 2014. Il tema il medesimo: le migrazioni.
Un tema scomodo, che disturba.
E i murales, che sono stati creati su via Roma, lungo il
muro di cinta della comunità, sono opere che non lasciano indifferenti. Come tutte le opere d’arte dovrebbero essere capaci di fare.
Il primo di Skià-AnamAkem. Rappresenta gli incubi dell’”Uomo di Babilonia” (babylon man), disturbato delle stragi continue che scuotono il nostro mare e le nostre coscienze. Quest’anno il concorso è stato vinto dal collettivo DRoufla. Un’opera meno diretta, ma altrettanto emozionante. Con una mano da cui cola un liquido nero, e il volto di una giovane donna che gli si oppone, tenendo, nella sua di mano, una barca che si disfa in acqua su un ampio sfondo bianco. Gli artisti raccontano di aver voluto rappresentare il tema del concorso in maniera mitica, recuperando la figura greca di Talassa, rappresentazione mitologica del Mediterraneo, che protegge i migranti opponendosi a chi sfrutta e distrugge.
Temi antichi per raccontare l’oggi. Perché le migrazioni sono un fenomeno umano sempre esistito. Come da sempre c’è chi si arricchisce e chi specula sugli ultimi, sui più deboli.
Il 24 dicembre, abbiamo fatto una semplice cerimonia di inaugurazione. Presente Luigi Ciotti e gli artisti. Ha chiuso il momento un saluto di Ali, rifugiato siriano, ospite della comunità con la sua famiglia.
Perché i murales che in tanti si fermano ora a guardare passando su via Roma sono opere vive, che fondano il loro profondo significato sull’esperienza di accoglienza che abita all’interno delle mura su cui sono stati dipinti e sulle persone che la vivono. E perché speriamo abbiano la forza di scuoterci quotidianamente.
L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni (P. Picasso)